Il 30 dicembre è scomparsa Rita Levi-Montalcini. Vogliamo ricordarla con le sue lettere, destinate ai familiari e raccolte in Cantico di una vita.
Gennaio 1951:
"Continuo ad essere in luna di miele con i miei embrioni. Ogni giorno il piccolo spiraglio che ho aperto si apre un pochino di più e mi domando se è la grotta di apriti Sesamo che ho davanti a me"
Quel piccolo spiraglio porterà Rita Levi-Montalcini al premio Nobel (1986). In queste lettere ai familiari che coprono l'arco di un quarto di secolo, la grande studiosa italiana offre non solo una descrizione della ricerca che ha cambiato il volto della biologia contemporanea, ma anche uno spaccato dell'esistenza quotidiana di chi ha dedicato la vita alla scienza ("quello del biologo è un gran bel mestiere!").
Affronta inoltre il grave problema del male del secolo, poiché "il cancro è una ribellione di una cellula alle leggi che regolano la vitalità di un organismo", una sorta di "ribellione di Satana contro Dio".
"L'impegno, la fiducia in se stessi, la serenità e il coraggio" sono le doti che ogni appartenente alla specie dell'Homo sapiens dovrebbe saper trarre dal proprio vissuto per affrontare le difficoltà dell'esistenza. In tali termini, Rita Levi-Montalcinidi si congeda da quanti l'hanno seguita in questi tratti del suo percorso.
Rita Levi-Montalcini è nata nel 1909 a Torino, dove si è laureata in medicina. Per la scoperta e l'identificazione del nerve growth factor (NGF), il fattore di crescita del sistema nervoso, le è stato assegnato nel 1986 il premio Nobel per la medicina.