La collana si propone di mettere a tema l'etica del mondo contemporaneo. Le parole che esprimono i caratteri morali sono spesso private dello spessore storico e concettuale che le ha rese nel tempo uno strumento di biasimo o di lode. La storia e la struttura concettuale dei termini che dicono virtù e vizio sono una porta di accesso fondamentale alla comprensione del nostro tempo, in cui moralismo e immoralità si contendono il campo, lasciando deserta l'autentica riflessione morale. Ogni volume presenta un'analisi storico-concettuale di un termine addentrandosi nel suo significato per poi ricostruirne le variazioni storiche e tracciare un inquadramento teorico al passo con il contesto contemporaneo.
I PRIMI TRE TITOLI IN USCITA IL 9 MAGGIO
Roberto Mordacci
Rispetto
Non c’è etica senza rispetto, si dice. La parola però oscilla fra significati diversi e per orientarsi ne va rintracciata la radice comune. Questo libro indaga l’idea di rispetto nel linguaggio ordinario, per poi scavare nella sua storia, dall’età antica all’epoca moderna, e delineare un quadro concettuale dei vari significati emersi. Attraverso una ricognizione che intreccia filosofia, religione, letteratura e teatro, la nozione di rispetto mostra un profilo inatteso: si svela come un concetto originariamente gerarchico, legato al riconoscimento di un potere o di un’autorità “superiori”. Così, nelle vicende di Aiace e di Enea, nell’opera di Agostino e nel Re Lear shakespeariano, nella speculazione moderna da Rousseau e Adam Smith a Kant, Hegel e Nietzsche, nelle immagini del mondo selvaggio di Conrad e nelle riflessioni sulla vita di Albert Schweitzer si ritrova un fil rouge che riunisce le varie accezioni del rispetto: quella rivolta all’autorità della legge, quella riferita alla dignità delle persone e quella oggi fortemente invocata per gli animali e l’ambiente.
Roberto Mordacci insegna Filosofia morale presso la facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Fra le sue pubblicazioni più recenti Ragioni personali (Roma 2008) e Elogio dell’immoralista (Milano 2009). Ha fondato e coordina il Centro Studi di Etica Pubblica e il blog moraliaontheweb.com
Diego Fusaro
Coraggio
Personale e soggettivo per sua natura, virtù virile che trova nel campo di battaglia la propria “scena originaria”, il coraggio è il luogo in cui rifulge la libertà di chi sceglie di agire malgrado tutti i rischi che indurrebbero ad agire altrimenti o, semplicemente, a optare per quell’inerzia che, alleata della viltà, rappresenta uno degli opposti della fortezza. Figlio sia dell’audacia incontenibile di Achille sia di quella meditata di Odisseo, il “coraggio della verità”, come lo chiamava Foucault, è anche l’essenza dell’impresa filosofica e del “dire-di-no” della critica, da Socrate a Bartleby, da Fichte a Marcuse: essere contro significa avere il coraggio dell’indocilità ragionata, della propria dissonanza rispetto all’esistente, ma anche della volontà di delineare diversamente la morfologia del reale in opposizione alle logiche conservative del potere e al comune pathos adattivo che accetta il mondo non perché sia buono o giusto in sé, ma perché, per inerzia, assume che non possa essere altro da quello che è.
Diego Fusaro insegna Storia della filosofia presso la facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Tra le sue pubblicazioni più recenti Essere senza tempo. Accelerazione della storia e della vita (Milano 2010) e Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo (Milano 2012).
Andrea Tagliapietra
Alla sincerità come franchezza e veridicità la riflessione morale, da Aristotele a Sant’Agostino, da Montaigne a Rousseau e Kant, fino ai contemporanei, ha dedicato pagine fra le più notevoli del canone filosofico. Eppure, la sincerità non nomina il nostro rapporto con la verità se non attraverso la relazione che intratteniamo con gli altri e soprattutto con noi stessi. Nel mondo della vita la sincerità appare modulata in formule e frasi fatte, adattata alla diversità delle situazioni, dei toni e dei gesti. La sincerità è pretesa dagli amanti, giurata nei tribunali, temuta dai traditori, fuggita dai bugiardi e dagli ipocriti, ma anche evocata sia per ingannare meglio sia per testimoniare, se necessario contro tutto e tutti, la dignità del vero e di chi eroicamente gli si affida. Così la sincerità spalanca innanzi ai nostri occhi l’immenso teatro sociale dei ruoli e delle interazioni come spazio simbolico in cui gli individui sono impegnati a costruirsi, cercando la misura della propria autenticità.
Andrea Tagliapietra insegna Storia delle idee, Storia della filosofia moderna e contemporanea ed Ermeneutica filosofica presso la facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Tra le sue pubblicazioni più recenti Il dono del filosofo. Sul gesto originario della filosofia (Torino 2009) e Icone della fine. Immagini apocalittiche, filmografie, miti (Bologna 2010).