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Un giorno, forse, il secolo sarà deleuziano

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Un giorno, forse, il secolo sarà deleuziano

Il 18 Gennaio 1925 moriva a Parigi Gilles Deleuze, uno dei filosofi più influenti del '900. In ragione dei suoi lavori Differenza e ripetizione del 1968 e Logica del senso del 1969, Michel Foucault scrisse la celebre frase: «un giorno, forse, il secolo sarà deleuziano».

Deleuze, benché ascritto all'ambito dei filosofi post-strutturalisti, rimane una figura di assoluta eterogeneità e di difficile classificazione.

Ecco alcuni suoi testi fondamentali presenti nel nostro catalogo.

 

 

 

Differenza e ripetizione

"Il pensiero ha due corni: l'uno, detto cattiva volontà (per sventare le categorie), l'altro, cattivo umore (per puntare verso la stupidità e conficcarvisi). Siamo lontani dal vecchio saggio che pone tanta buona volontà nell'attingere il vero, che accoglie con uguale umore la diversità indifferente delle fortune e delle cose; lontani dal cattivo carattere di Schopenhauer che si irrita delle cose che non rientrano da sole nella loro indifferenza; ma lontani anche dalla "melanconia" che si fa indifferente al mondo, e la cui immobilità segnala, accanto ai libri e alla sfera, la profondità dei pensieri e la diversità del sapere. Servendosi della sua cattiva volontà, e fingendo il cattivo umore, da questo esercizio perverso e da questo teatro il pensiero attende l'uscita: la brusca differenza del caleidoscopio, i segni che si illuminano per un istante, la faccia dei dadi gettati, la sorte di un altro gioco. Pensare non consola né rende felici. Pensare si trascina languidamente come una perversione; pensare si ripete con applicazione su un teatro; pensare si getta di colpo fuori dal bussolotto dei dadi. E quando il caso, il teatro e la perversione entrano in risonanza, quando il caso vuole che tra i tre ci sia una simile risonanza, allora il pensiero è una "trance"e vale la pena di pensare" Michel Foucault

Gilles Deleuze (1925-1995) è tra le figure più significative del panorama filosofico contemporaneo. Tra le sue numerose opere tradotte in italiano ricordiamo L'anti-Edipo, Foucault, Nietzsche e la filosofia, Critica e clinica.

 

Critica e clinica

Critica e clinica, pubblicato in Francia nel 1993, può essere considerato il testamento letterario-filosofico di Gilles Deleuze, morto suicida a Parigi nel 1995. Il piccolo Hans di Freud, Bartleby, l'enigmatico personaggio di un racconto di Melville, e ancora Nietzsche, Beckett, Lawrence e altri sono i punti di sostegno di un pensiero che scava ed esplora ciò che sta al limite del linguaggio quando quest'ultimo si fa scrittura e invenzione di una nuova lingua. Scrivere, per Deleuze, significa proprio questo: una sorta di delirio che trascina le parole al di fuori di se stesse, facendole diventare visioni, musica, colori, sonorità. Ma non solo il linguaggio, anche lo scrittore è immerso in questo delirio, spinto e trascinato verso un "divenire altro", cavallo, donna, bambino, dal suo stesso processo di scrittura. Eppure la letteratura è salute, un cammino e un'avventura che permette di situarsi attraverso il linguaggio in ciò che è il fuori del liinguaggio. Quando invece il delirio cade nello stato clinico, l'esplorazione diventa muta e le visioni e i colori, così come le sonorità, non sono in grado di esprimere più nulla.

Gilles Deleuze (1925-1995) è tra le figure più significative del panorama filosofico contemporaneo. Tra le sue numerose opere tradotte in italiano ricordiamo L'anti-Edipo, Foucault, Nietzsche e la filosofia, Critica e clinica.

Differenza e ripetizione

di Gilles Deleuze

editore: Raffaello Cortina Editore

pagine: 402

Il pensiero ha due corni: l'uno, detto cattiva volontà (per sventare le categorie), l'altro, cattivo umore (per puntare verso la stupidità e conficcarvisi).

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