La scienza nasce dallo stupore di fronte all’insolito, all’inatteso, al bizzarro. Cosa c’è di più strano del fatto che l’universo esista, con la sua complessa architettura di galassie, stelle, sole e pianeti? Per millenni teologia e filosofia hanno cercato di spiegarci le meraviglie del cosmo. Dopo Copernico e Galileo, Newton e Einstein, la fisica ha finalmente ricostruito la storia dell’universo come l’evoluzione a partire dalla grande esplosione iniziale, il big bang. Siamo così davvero riusciti a penetrare nel mistero della creazione? Martin Rees, “autorità indiscussa nel campo dell’astronomia”, come dice di lui Stephen Hawking, ci spiega che il big bang da cui avrebbe tratto origine il nostro mondo non è altro che un evento locale in un multiuniverso di cui ci sfugge la configurazione globale. Rinasce così, sulle basi della fisica più avanzata, l’antica idea della pluralità dei mondi (e dei loro eventuali abitatori), quella stessa per la quale fu bruciato sul rogo nel 1600 il filosofo Giordano Bruno. Più la scienza avanza nella comprensione della natura, più il nostro stupore è destinato ad aumentare.
Biografia dell'autore
Martin Rees
Martin Rees, astronomo reale britannico, insegna all’università di Cambridge ed è un magistrale divulgatore.