L'occhio vede a partire dalla propria cecità. L'occhio che non sogna non vede. Le cose che vedo mi guardano. Dietro l'apparenza, non c'è la cosa in sé, ma lo sguardo. Basterebbero questi paradossi (di Merleau-Ponty, di Bachelard, di Valéry e di Lacan) a disfare e rovinare le nostre sicurezze circa l'occhio, lo sguardo e il vedere. L'esperienza non segue il buon senso o le dottrine della conoscenza. In un percorso che pone in questione non solo il visibile della percezione, ma anche quello dello specchio, del sogno e della pittura, il libro include temi come il mimetismo e lo sguardo nel mondo animale o il doppio e lo sguardo nella dimensione psicotica. Il narcisismo della visione e lo sguardo delle cose della fenomenologia si incrociano all'immaginario, al desiderio e all'inconscio della psicoanalisi. Se l'occhio era la finestra dell'anima, lo sguardo si rivela ora l'inverso della coscienza e il rovescio della rappresentazione. Si delinea così una nuova concezione del soggetto e un diverso pensiero che, in Merleau-Ponty e Lacan, ha trovato nello specchio il suo emblema.
Biografia dell'autore
Paolo Gambazzi
Paolo Gambazzi insegna Estetica all'Università di Verona. Collabora dal 1965 alla rivista Aut Aut.