Il 12 Gennaio 1906 nasceva a Kaunas, in Lituania, Emmanuel Lévinas.
Levinas è diventato un pensatore di riferimento nella Francia del secondo dopoguerra, emergendo dal circolo degli intellettuali che circondavano Jean Wahl.
La sua rifessione filosofica ha intrecciato il pensiero di figure di spicco del Novecento quali Henri Bergson, Marcel Proust e Paul Valéry.
Si confrontò direttamente con il padre della Fenomenologia Edmund Husserl, traducendone in francese le Meditazioni Cartesiane.
Ecco le opere dal nostro catalogo dedicate al grande filosofo francese.
Emmanuel Lévinas
Scoprire l'esistenza
Con Husserl e Heidegger
Husserl e Heidegger, i più importanti filosofi di questo secolo, vengono letti e interpretati da Emmanuel Lévinas, che ha sempre visto nella fenomenologia husserliana e in Essere e tempo di Heidegger la fonte inesauribile di un pensiero capace di proporre una nuova visione del soggetto, del mondo, e dell'esperienza del soggetto nel mondo. Ma il libro è importante anche perché lascia intravedere l'evoluzione del pensiero di Lévinas: dai primi articoli in cui si fa semplice commentatore dell'opera di Husserl e Heidegger, al suo distacco soprattutto da quest'ultimo, dovuto anche all'adesione di Heidegger al nazismo, sino ai saggi più recenti dove si delineano il suo pensiero dell'alterità, dell'incontro col volto dell'altro, e l'idea di un soggetto caratterizzato dalla responsabilità nei confronti del prossimo.
Emmanuel Lévinas (Kaunas, Lituania 1905), di origine ebraica, naturalizzato francese. Allievo di Husserl e Heidegger, internato in un campo di concentramento, dal dopoguerra è diventato una delle figure più importanti della filosofia contemporanea. Tra le sue opere più importanti: Dall'esistenza all'esistente (Marietti, 1986), Totalità e infinito (Jaca Book, 1990), Altrimenti che essere (Jaca Book, 1991), Quattro letture talmudiche (Il Melangolo, 1982).
Adriana Cavarero
Inclinazioni
Critica della rettitudine
Una fra le più autorevoli filosofe italiane si interroga sul significato morale e politico della postura verticale del soggetto e propone di ripensare la soggettività in termini di inclinazione. Si tratta di due geometrie, di due costruzioni ontologiche. Mentre nella classica figura dell’uomo retto e nei vari dispositivi rettificanti della tradizione filosofica si annida un io egoistico, chiuso in sé, autosufficiente e autoreferenziale, nella figura dell’inclinazione prende invece forma un sé altruistico, aperto e spinto a uscire dal suo asse per sporgersi sull’altro. Il riferimento non è solo a testi filosofici (Platone, Agostino, Hobbes, Kant, Arendt, Jonas, Canetti), ma anche a prodotti artistici (le tele di Barnett Newman, di Leonardo da Vinci e di Artemisia Gentileschi, le fotografie di Aleksandr Rodcenko) e a pagine letterarie (Marcel Proust, Virginia Woolf). Il capitolo conclusivo è dedicato a Lévinas e alla decostruzione geometrica del suo incontro etico “faccia a faccia”.
Adriana Cavarero insegna Filosofia politica presso l’Università di Verona. Esponente di spicco del pensiero della differenza sessuale, è internazionalmente riconosciuta come una delle protagoniste più interessanti del dibattito filosofico attuale. Tra le sue pubblicazioni recenti, Orrorismo ovvero della violenza sull’inerme (Milano 2007).