Che il credere in Dio sia un “credere” di natura speciale – diverso da quello ordinario, come il credere che il fuoco scotta o che due più due fa quattro – è stato osservato da molti. Ma se in realtà di “credere” non si trattasse proprio? Recenti acquisizioni nel campo delle scienze cognitive della religione rivelano impressionanti analogie tra i meccanismi cognitivi sottesi al pensiero religioso e quelli coinvolti in attività tipicamente immaginative come il gioco di finzione o la creazione di esperimenti mentali. Questo libro esplora così l’affascinante ipotesi secondo cui, dal punto di vista psicologico, quello che comunemente chiamiamo “credere” religioso sia meglio descritto come un “immaginare”. È un’ipotesi dalle importanti conseguenze teoriche, pratiche, e normative: riconoscere la natura
immaginativa del pensiero religioso ci consente di comprenderlo meglio, intervenire sui suoi meccanismi, e valutarne la razionalità alla luce della sua specificità psicologica.
immaginativa del pensiero religioso ci consente di comprenderlo meglio, intervenire sui suoi meccanismi, e valutarne la razionalità alla luce della sua specificità psicologica.