A partire da quattro foto strappate all’inferno di Auschwitz nell’estate del 1944 da alcuni membri del Sonderkommando, questo libro sviluppa una rigorosa e originale riflessione sulla memoria, la storia, l’immagine e l’opera d’arte, ricostruendo in margine uno dei più accesi dibattiti culturali che hanno avuto luogo a Parigi negli ultimi anni. La posta in gioco è la possibilità di accostarci ad alcuni lembi di quella realtà, per molti inimmaginabile e indicibile, che furono i campi di sterminio nazisti. Ma non si tratta solo di questo. Si tratta anche di capire quali siano i limiti e le potenzialità specifiche dell’immagine in quanto tale, artistica, fotografica, cinematografica. È questo il tema al quale Georges Didi-Huberman lavora da anni, e che lo ha portato all’attenzione di un vasto pubblico internazionale.
Biografia dell'autore
Georges Didi-Huberman
Georges Didi-Huberman, storico dell’arte e filosofo, insegna all’École des hautes études en sciences sociales a Parigi. Tra i suoi testi tradotti in italiano Aprire Venere (Einaudi 2001), La sopravvivenza dell’immagine (Bollati Boringhieri, 2004), Ninfa moderna (il Saggiatore, 2004).