Che cosa hanno in comune La notte di Elie Wiesel, le fotografie dell’Album Auschwitz, Notte e nebbia di Alain Resnais? La tragedia della Shoah, naturalmente. Ma per quanto scandaloso possa sembrare, non solo. Ognuna di queste opere porta all’estremo i limiti del nostro vedere e ci spiega che certe immagini funzionano solo in virtù di ciò che non si vede, immagini che se venissero analizzate soltanto per quello che mostrano non potrebbero essere comprese.
Ognuna di queste opere ci chiede di cambiare il modo in cui ci poniamo rispetto al visivo, perché le loro immagini vivono della pressione del fuoricampo, fanno esperienza del vuoto. Sono quel fuoricampo e quel vuoto a interrogare oggi, dentro abitudini di lettura delle immagini sempre più automatizzate, la relazione morale e politica che lega il nostro sguardo al pensiero dell’estremo. Sempre più, la teoria dell’immagine deve difendere la “causa dell’invisibile” e ripensarne la radice attraverso ciò che ci è dato vedere.
Biografia dell'autore
Michele Guerra
Michele Guerra è professore di Teorie del cinema all’Università degli Studi di Parma. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Lo schermo empatico (con V. Gallese, 2015, vincitore del Premio Limina) e Il limite dello sguardo (2019).