Il problema dell’identità culturale è affrontato in questo libro attraverso la questione della lingua, e della lingua materna: nella sua unicità e insostituibilità, essa non ci appartiene mai. Derrida si sofferma sul rapporto paradossale che ci lega alla nostra origine come luogo di una verità mai data e mai posseduta, e lo fa in una sorta di autobiografia intellettuale o di confessione, in cui, da ebreo franco-magrebino, racconta il rapporto con la propria lingua, il francese, come lingua dell’altro. L’alienazione culturale e politica è però solo una faccia di un’alienazione più generale che ci accomuna tutti: la lingua originaria non è mai posseduta nella sua purezza; ogni lingua è già invenzione, traduzione, che rende universale e comunicabile un’origine intraducibile nella sua singolarità, la cui alterità riemerge però in un tono o in un accento, sempre particolare e incontrollabile. Derrida prende così le distanze sia dallo sradicamento e dalla perdita di memoria legati all’idea di una lingua globale sia dalla follia della difesa a oltranza delle lingue locali come salvaguardia dell’identità pura di un popolo. Le lingue, nella loro pluralità e unicità, sono piuttosto il luogo di un’apertura all’altro che impedisce a ogni discorso di farsi totalitario.
Il monolinguismo dell'altro
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Titolo | Il monolinguismo dell'altro |
Autore | Jacques Derrida |
Argomento | Filosofia |
Collana | Jacques Derrida - opere scelte |
Editore | Raffaello Cortina Editore |
Formato |
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Pagine | 120 |
Pubblicazione | 01/2004 |
ISBN | 9788870788907 |