La casa editrice ricorda Philip M. Bromberg (1931-2020). Analista di training e supervisore al Willim Alanson White Institute, nelle nostre edizioni ha pubblicato Clinica del trauma e della dissocizione, Destare il sognatore e L'ombra dello tsunami.
Vittorio Lingiardi lo ricorda con le parole che seguono.
A 89 anni, il 18 maggio 2020, è morto Philip Bromberg, una delle figure più originali della psicoanalisi contemporanea. Analista di training e supervisore al William Alanson White Institute e docente al New York University Postdoctoral Program in Psychotherapy and Psychoanalysis, ha animato per decenni le riviste Contemporary Psychoanalysis (di cui era co-editor emerito), Psychoanalytic Inquiry e Psychoanalytic Dialogues. “Forse non voci nel deserto – scriveva Stephen Mitchell nel 1991 – ma di certo neppure punti di vista mainstream”. Per Bromberg, il termine relazionale “rappresentava chiaramente e in maniera concisa il punto di vista centrale” che teneva insieme le idee del gruppo (composto, tra gli altri, da Neil Altman, Lewis Aron, Jessica Benjamin, Jody Davies, Emmanuel Ghent, Adrienne Harris, Irwin Hoffman e Stuart Pizer) cioè che “la mente umana, il suo sviluppo normale, la sua psicopatologia e il processo di crescita psicoterapeutica si configurano in senso relazionale”. Il termine relazionale gli piaceva anche perché non era “così concettualmente specifico da esprimere l’aderenza ad alcun insieme specifico di idee”. La sua visione del funzionamento mentale ci ha aiutato a capire che siamo un insieme di organizzazioni e prospettive multiple e discontinue capaci di integrare, cioè tollerare, le esperienze grazie a un senso “illusorio” di continuità e al lavoro continuo della negoziazione. Schivo di carattere, poetico nella scrittura, lucido nell’indagine clinica, attento al dialogo con la neurobiologia e la teoria dell’attaccamento, ci ha lasciato pagine fondamentali sul trauma e la dissociazione, la molteplicità psichica, l’intersoggettività e il ruolo della relazione nel processo di cura. I suoi libri più noti sono: Clinica del trauma e della dissociazione. Standing in the spaces (1998), Destare il sognatore. Percorsi clinici (2006), L’ombra dello tsunami (2011). “Il motivo per cui il trauma non termina mai per il cervello – scrive in quest’ultimo libro – è che esso lascia un residuo di un affetto non elaborato, dissociato, che il cervello non è in grado di regolare: l’ombra dello tsunami”. I suoi scritti e le sue parole porteranno invece per sempre un raggio di luce nell’oscurità del lavoro, teorico e clinico, di comprensione di sé e dell’altro nell’elaborazione delle esperienze traumatiche.