“Ja, Geistigkeit ist (hier) alles!” – “Sì, lo spirito (qui) è tutto!” – è la fugace e sorprendente battuta che nel settembre 1927 Sigmund Freud rivolse a Ludwig Binswanger quando, di fronte alla constatazione di un sostanziale fallimento del trattamento analitico di una paziente comune, dovette di fatto convenire sulla necessità di pensare l’azione di una componente “spirituale” (nel senso di una possibile soggettività trascendentale) nelle dinamiche dell’insight psicoanalitico. Sullo sfondo di questa osservazione, il presente lavoro intende porsi come una corposa indagine storico-epistemologica intorno ai rapporti tra psicoanalisi classica e fenomenologia psichiatrica (Daseinsanalyse) in ordine ai rispettivi spazi fondazionali e alle rispettive visioni dell’uomo (e della malattia mentale in particolare).
Biografia dell'autore
Aurelio Molaro è dottore di ricerca in Filosofia e collabora attivamente con le cattedre di Epistemologia delle Scienze Umane e di Estetica dell’Università degli Studi di Milano. Ha recentemente curato la prima edizione italiana dell’epistolario tra Sigmund Freud e Ludwig Binswanger (Lettere 1908-1938) e la nuova edizione italiana di Daseinsanalyse in psichiatria dello stesso Binswanger (2014). È autore dello studio monografico Modelli di schizofrenia (2013). Con Alfredo Civita ha realizzato il volume Binswanger e Freud. Tra psicoanalisi, psichiatria e fenomenologia (2012) e ha scritto il capitolo “Fenomenologia, psicologia e psichiatria” per la Storia della fenomenologia a cura di A. Cimino e V. Costa (2012).