"La civiltà debilita il corpo umano... di modo che quanto l'uomo s'avanza verso la perfezione, tanto il suo fisico cresce nell'imperfezione", scriveva Giacomo Leopardi nello Zibaldone nel lontano 1823. Oggi più di allora le sue parole suonano inquietanti, in un mondo assoggettato alla tecnica dove si è sempre più ridotta la distanza tra ricerca scientifica, pratica medica, industria e profitto. Se l'uomo della strada si domanda perché mai la medicina si rivolga alla malattia dimenticando la salute, il filosofo Hans-Georg Gadamer ritiene che per uscire dalle varie "crisi della medicina" occorre ritornare a porsi le domande originarie: che cosa significa ammalarsi, cosa significa guarire e quali sono i presupposti metafisici dell'arte medica, sospesa tra le metafore ispirate alle scienze naturali e l'oscuro linguaggio del corpo. Dove si nasconde la salute muove dalle antiche concezioni dei Greci per giungere ai dilemmi della medicina contemporanea cercando di ridefinire la drammatica relazione tra medico e paziente. Quel che occorre a una medicina più umana è forse la figura di un "guaritore ferito", un medico non solo rispettoso della soggettività del malato, ma anche interiormente consapevole del peso della sofferenza e del dolore.
Biografia dell'autore
Hans G. Gadamer
Hans-Georg Gadamer, laureatosi con Paul Natorp nel 1922, ha ottenuto la libera docenza con Martin Heidegger. Ha insegnato a Lipsia, Francoforte e Heidelberg, succedendo alla cattedra di Filosofia che era stata di Karl Jaspers. Tra le sue opere apparse in italiano: Verità e metodo (Milano 1983), il testo fondamentale dell'ermeneutica contemporanea, La ragione nell'età della scienza (Genova 1982), Studi platonici (Genova 1983), L'eredità dell'Europa (Torino 1991).